Microsuoni, il libro di Curtis Roads e le applicazioni sound art

Tra gli interessi più recenti e trasversali della musica la sperimentazione effettuata nel campo dei cosiddetti "microsuoni" riveste un posto fondamentale: frutto di un approfondimento delle tecniche granulari di sintesi, la ricerca sulle soglie dell'audibilità (rese in termini di frequenze) e sulla possibilità di costruire nuovi parametri compositivi, ha seguito una rotta estetica ben precisa e variamente calibrata sulle finalità della composizione. A ben vedere la nostra intera esistenza è costellata di "contrari" e forze che lavorano in opposizione (giorno/notte, tensione/rilascio, felicità/tristezza, etc.), perciò le variabili che agiscono sui microsuoni introducono a quel contrasto delineato tra suono-silenzio, che è stato oggetto di studio di molta musica contemporanea: prima che la materia fosse sviluppata tramite gli elaboratori furono in molti a voler capire quali emozioni potessero celarsi nell'avviluppamento del suono: pensate alle indagini prolungate di Sciarrino, che hanno imposto il suo stile migliore, a quelle coinvolgenti la spazialità di Nono, oppure alle tante estremizzazioni di Cage o Schafer, aperture ad un silenzio surreale, una lente di ingrandimento sui suoni dell'ambiente. Tuttavia a questi illustri compositori ha fatto difetto la volontà matematica generatrice: in tal senso, quindi, la loro idea di incanto musicale andrebbe lavorata con coloro che hanno cercato di concentrarsi su una relazione diretta degli eventi musicali: in tal senso i primi esperimenti sui microsuoni partono dai suoni ricavati dai proiettori (il primo sistema di registrazione granulare ottenuto da Gabor) e dai nastri magnetici (quelli usati dai concretisti francesi e quelli ricomposti da Xenakis), che precedono di pochissimo le tecniche interamente digitali. La sintesi granulare cominciò a concretizzarsi nelle velleità della composizione spettralista ma è stato Curtis Roads (1951), un compositore statunitense di musica elettronica che veniva dalla California, a diventare ben presto uno dei massimi esperti della granularità assistita dalla creazione di tecniche compositive a supporto, mettendo in piedi programmi specifici per comporre. Con la sua ricerca queste particelle di suoni più o meno udibili (grani) furono oggetto di un insieme di studi specifico, scatenando una filosofia strategica incrociata tra tecnologia e composizione musicale, con una relazione del tutto nuova e dedicata, rinvenibile dalle procedure di generazione automatica dei grani, dalle dinamiche della loro produzione, nonché dalla loro densità e ritmo (sconfinando in quell'ulteriore approfondimento a cui venne dato il nome di pulsar synthesis). Nel 2001 Roads scrisse un libro dal titolo Microsound, un testo che per tutti gli studiosi di elettronica risulterà essere un eccellente compendio di tutto ciò che è stato scoperto in materia, con ampia visitazione delle tecniche surrogate dall'analisi e dalla storia, ed un breve accesso all'estetica dei comportamenti, del tutto slegato, però, da considerazione emotive. Tramite Microsound si svelano molti segreti incompresi dell'ascolto, così come si scopre per esempio che Jean Claude Risset (a cui si deve la nascita della computer music) e Michel Portal (il celebre jazzista ed improvvisatore francese) collaborarono in Attracteurs étranges; ma più in generale è tutta l'attività cronologica degli argomenti che è splendidamente trattata e fa intuire tutti i miglioramenti intervenuti dai settanta in poi sull'argomento. Naturalmente ciò che manca in Microsound sono le propaggini prodotte dai musicisti/compositori trovatisi nella condizione di poter accedere e manipolare i suoni basandosi sull'ampia scelta di programmi immediatamente disponibili per l'applicazione musicale; il fascino dell'utilizzo delle tecniche granulari si interseca con la volontà di sviluppare un'arte concettualistica che richiede comunque una certa preparazione di base. E' così che negli ultimi anni del secolo passato, accanto ad altre tendenze delineate dall'elettronica, se ne afferma una che è proprietà di alcune frange dei compositori dell'etichetta discografica Wandelweiser R., nonchè di quella ancor più stringente dei musicisti americani raggrupati nel termine lowercase; ricollegandoci proprio a quanto detto all'inizio, questi musicisti/compositori (Bernhard Gunter, Richard Chartier, Steve Roden e così via), non solo hanno una storia recente importante da valutare perchè soggetti che si rivolgono ad pubblico potenzialmente più ampio e scevro dalla complessità delle integrazioni delle analisi di Roads (vedi qui un mio vecchio articolo segnalativo riguardo alla stretta correlazione con le teorie di Cage sul silenzio), ma anche perché impongono una riflessione sul piacere estetico della musica prodotta proprio in relazione con la fluorescenza di tecniche e principi accademici. Certamente Roads nel suo libro coglie nel segno quando afferma che i fenomeni microacustici non sono stati ancora completamente compresi, soprattutto per il fatto che le sintesi granulari vengono viste solo come procedimenti scientifici applicati alla musica, ma nemmeno un grande sforzo di comprensione risulta essenziale per accettare gli equilibri fragili dei contenuti musicali, divisi tra mente ed emozioni come ammissione di un approdo finale rivolto alla godibilità e alla nascita di una riflessione efficace dell'ascolto. Molta della produzione di Roads e di tanti compositori operanti nella scia dell'americano non permettono di intercettare quell'equilibrio; nei quasi vent'anni che dividono la stampa di Microsound dai giorni nostri è balzata prepotentemente alle nostre orecchie la circostanza che si potesse con elementi più semplici, filtrati nell'ottica appena accennata, evitare terreni aridi o senza collegamento: l'invito è quello di ascoltare la compiutezza dei primi lavori di Bernhard Gunter (uno studente di Boulez assolutamente da rivalutare) o le incredibili delizie di alcuni lavori di Richard Chartier, lavori che si intromettono nell'area dei microsuoni con un atteggiamento decostruttivo e minimalista, ma che vogliono donare ancora dignità all'atto percettivo, magnificando la capacità e l'attenzione sull'ascolto. Non vorrei che si aprisse un ulteriore, tragico terreno di distanza tra mondo accademico e intrepidi volani della musica del nostro tempo.


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