Zero Artico - 2000 - Anima (INEDITO)

 
FIRST TIME ON THE WEB

Premessa by Captain : tra i miei post preferiti, qui sulla stratosfera, ve n'è una categoria che mi manda particolarmente in sollucchero: quella degli inediti assoluti. Ringrazio quindi di cuore l'amico Giudas, al quale lascio tra pochissimo la parola, per il suo ruolo di "scopritore di talenti". Tra l'altro vi ricordo che Giudas non è nuovo a queste benemerite operazioni, si veda qui per confermare quanto appena detto...


TRACKLIST :

01 – Adele (4’ 10”)
02 – Ti amo perche’ (3’ 35’’)
03 – Bella come sei (4’ 28’’)
04 – Fragole e champagne (3’ 52’’)
05 – Anima (5’ 03’’)
06 – Le stagioni dell’amore (3’ 51’’)
07 – Lasciami pensare (4’ 07’’)
08 – Guardati (3’ 57’’)
09 – Bit on line (101) (3’ 34”)
10 – Lady Vanita’ (4’ 52”)
11 - Una grande ombra (3’ 54”)
12 – Mare (3’ 22”)
13 – Adele (live) (4’ 00”)


Questa e’ una storia che merita di essere raccontata. Non fosse altro che per le incredibili coincidenze che si sono succedute e che hanno portato alla pubblicazione di questo post. Pensavo di iniziare e di concludere la mia carriera di piccolo collaboratore della Stratosfera col post degli Odeia.  E poi invece mi capita tra le mani tutto questo materiale …

La storia nasce con un incontro fortuito nella scuola ove insegno. Novembre 2015: una mattina come tante; sono a scuola ed ho un’ora libera – decido di passarla in sala docenti – vi entro e adocchio una tastierina elettronica, abbandonata sul tavolo centrale vai a sapere per quale motivo. Sono solo, non posso dare fastidio a nessuno, e così inizio a suonicchiarci un pochino. Entra un collega (nuovo, acquisito appena due mesi prima) e dopo che io ho finito, attacca lui e si mette a suonare “A whiter shade of pale” dei Procol Harum. Ora … io insegno matematica … e lui francese … – se non ci fosse stata questa fortunata circostanza (stessa ora libera e tastiera a disposizione) probabilmente non avremmo mai scoperto questo terreno comune.  Si inizia a parlare di musica, quella ascoltata e quella suonata. Mi dice, quasi per caso, che ha un fratello che in passato ha avuto un gruppo musicale col quale ha realizzato una serie di brani inediti.
Si da’ il caso che quello dei brani inediti sia una parola che mi fa drizzare le antenne. Io sono un patito dei brani inediti – sin da adolescente andavo alla ricerca di amici che mi facessero registrare le loro composizioni, che io poi ho sempre ascoltato per mio diletto personale e gelosamente custodito. Gli chiedo se puo’ procurarmi una copia del materiale del fratello. Neanche due settimane dopo si presenta con un cd, ricevuto dal fratello, contenente tutto il materiale da questo registrato col suo gruppo, nel 2000 e regolarmente suonato nei locali di Bisceglie e dintorni per un certo periodo. Si, va bene, ma di chi stiamo parlando?

Il gruppo si chiama ZERO ARTICO. Il nome mi sembra azzeccato. Da’ un senso di freschezza e fa venire alla mente il polo nord e la vodka. Hanno registrato poco piu’ di dieci brani. Il lavoro e’ ben curato e di ottima fattura e le registrazioni sono state fatte in casa del cantante, che ha un piccolo studio di registrazione semi-professionale. In pratica sono dei demo di elevata qualita’. I brani sono vari, e gia’ questo attira l’attenzione, dato che molti artisti - specie all’inizio - tendono a ripetersi. Le linee musicali sono variegate, seppure all’interno di un filone pop tipico dell’epoca – siamo nel 2000 – e sono gia’ quasi vent’anni fa. Il cantante non imita nessuno (ed e’ gia’ tanto per quello che si vede e si sente in giro) ed ha una sua spiccata timbrica, peraltro molto piacevole.


Sono, all’epoca, un gruppo di giovani che, come tanti, percorre la strada della ricerca dell’affermazione musicale. Suonano in lungo e in largo, all’interno della provincia, in locali e pub, specialmente in Bisceglie, la loro citta’ natale. Il materiale registrato finisce su cd – una tiratura di qualche centinaio di copie – giusto una promozione o, per essere piu’ precisi, dei demo molto curati – non vi e’ neanche una vera e propria copertina, che infatti e’ stata realizzata appositamente per questo post.  L’usanza dell’epoca era di girare per locali e di lasciare una copia dei propri lavori affinche’ il gestore, dopo averli ascoltati, si convincesse di aver a che fare con gente seria e non con dei cessi e li invitasse a suonare (pagandoli … magari …) nel proprio locale per un certo periodo di tempo. Molto difficile che si andasse oltre perche’ la genesi e la mortalita’ musicale di questo tipo di gruppi e’ per sua natura molto alta e l’ubicazione geografica non aiuta. Il gruppo infatti muore perche’ ad un certo punto ci si avvia sul viale del lavoro.
E li’ finisce la storia, finche’ il tutto, dopo quindici anni, non arriva nelle mie mani… Decido subito di girarlo alla Stratosfera perche’ e’ un peccato che questi brani muoiano senza aver mai avuto almeno una possibilita’ di vivere – magari qualcuno, ascoltandoli, decidera’ di replicarne i migliori. Ci metto tre anni a rincorrere i vari componenti per avere del materiale e delle notizie. Ma ho la testa dura, non mi arrendo ed alla fine ottengo qualcosa, molto poco, ma almeno il minimo sindacale per realizzare un post.


I membri del gruppo sono i seguenti

Antonello Papagni (tastiere e voce)
Emanuele “Manu” Ratti (basso)
Ciccio Cassanelli (chitarra)
Franco D’Addato (batteria)

Il primo nucleo del gruppo e’ dato da Cassanelli e Ratti (chitarra e basso), reduci da un altro gruppo musicale disciolto, il “Parco Giochi ore 21” (anche qui materiale interessante – ci sto lavorando). Durante una manifestazione canora estiva sentono un sedicenne che attira la loro attenzione. E’ Papagni, che diventera’ la voce e le tastiere ma anche il motore del gruppo a costituirsi. La batteria la trovano in un “veterano”, D’Addato la cui eta’ all’epoca gia’ viaggia sui 40. Nel 2000 realizzano il materiale di questo post.

Un paio di note tecniche sui brani. Premesso che di prog in realta’ vi e’ ben poco, al di la’ della indubbia piacevolezza delle canzoni, siamo davanti (appunto) a delle canzoni di durata “normale” ma che presentano alcune caratteristiche non comuni per l’epoca. Intanto i testi non sono affatto (o non sono sempre) banali. Per fortuna manca il trittico cuore – amore – dolore, ed in compenso si assiste ad una simpatica varieta’ di situazioni. Puo’ una canzone parlare di uno che si pappa due chili di fragole per ripensare all’amata con cui si e’ appena lasciato ? Gli Zero Artico l’hanno fatto in “Fragole e champagne” – versione locale, diciamo cosi’, della classica voglia di fragola. In “Bit on line” i suoni iniziali ci introducono direttamente dentro Star Trek. E che dire di “Anima”, un brano che da solo vale l’intera raccolta ? – un piccolo capolavoro musicale che meritava di emergere dal dimenticatoio in cui stava morendo. L’avro’ ascoltata almeno un centinaio di volte e mi da’ ancora i brividi … Diversi brani presentano sostanziali variazioni ritmiche al loro interno (lady vanita’marebit on line). Magari e’ stato involontario ma chi e’ un po’ piu’ anziano non puo’ non riconoscere lo stile italiano tipico degli anni ’60 e ’70 in cui molte canzoni popolari presentavano le strofe con un ritmo e il ritornello con un altro (Lucio Battisti era un maestro del genere). E anche questo mostra una precisa scelta stilistica controcorrente, in un periodo nel quale era usuale che, una volta concordato il tempo di batteria, te lo portavi uguale uguale sino alla fine del brano.

I titoli dei brani sono esclusiva del cantante, che si prende anche il monopolio dei testi. Le musiche sono invece frutto di un vero lavoro comune. Mi dice Cassanelli, principale fornitore delle informazioni avute, che qualcuno aveva un’idea, la portava nel gruppo, dopo di che togli la’, aggiusta qua, modifica questo, varia quell’altro, usciva il pezzo finito (per la cronaca questa tecnica la usavano gli Yes e i primi Genesis).
Oggi Ciccio Cassanelli (chitarra) ha una cartolibreria in quel di Bisceglie (ma suona anche in una cover-band degli Stadio). Emanuele Ratti (basso) e’ ispettore di polizia in Abruzzo, ed e’ stato lui il primo contatto, quello che mi ha inviato il cd tramite il fratello che insegnava nella mia scuola. Franco D’Addato (batteria) ha un negozio di abbigliamento in Bisceglie. Antonello Papagni (tastiere e voce) continua a fare il musicista, ed e’ quello che ancora oggi mantiene lo spirito libero dei primi tempi.

Un minimo di aneddotica per inquadrare il gruppo ed i tempi in cui ha suonato.

Usavano esibirsi nei pub della zona ed indossavano completi interamente bianchi, tanto che, quando la voce si sparse, erano apostrofati con “ arrivano i Raoul Casadei”.

Durante i loro concerti organizzavano dei piccoli sketch, che intervallavano ai pezzi suonati – lo scopo era quello di rendere il tutto piu’ vario ed accattivante. Oggetto dei siparietti era quasi sempre il batterista che aveva uno spirito da giullare e si prestava volentieri. In uno di questi si simulava un diverbio tra il batterista ed il resto della band, che di conseguenza lo cacciava su due piedi – molti spettatori ci cascavano e si recavano a implorarne il rientro.  Non sempre le cose andavano a buon fine, soprattutto come quando, una volta, ebbero la non proprio felice idea di simulare la morte in concerto del batterista …

Partecipano ad un grosso e ben organizzato festival regionale a Santeramo, cittadina del barese appollaiata sulle Murge – portano il brano “Anima” e l’organizzatore, dopo aver  ascoltato la loro esibizione, li raggiunge sul retro del palco e dice loro che con quel pezzo hanno sicuramente vinto a mani basse. La manifestazione e’ a Santeramo, il pubblico e’ di Santeramo e c’e’ anche una giuria popolare votante (di Santeramo), ed infatti vince … un gruppo di Santeramo … di cui non resta traccia. Tipico di queste manifestazioni che nascevano e morivano sul palcoscenico su cui si svolgevano !

Un (seppur piccolo) premio al loro impegno lo ottengono partecipando qualche mese dopo al Team Tour di Matera - una semplice ma ben curata manifestazione in cui si esibivano i talenti locali – la soddisfazione nasce dal fatto che per parteciparvi occorresse superare una serie di prove preliminari, a seguito delle quali solo i migliori venivano scelti, e loro lo furono – quella manifestazione fu presentata da una poco piu’ che ventenne Vanessa Incontrada.

A questo punto il post, tecnicamente parlando, e’ finito.

Pero’ ho voglia di condividere un paio di ulteriori considerazioni di carattere generale con coloro che, come me, sono seguaci della Stratosfera. Perche’ seguiamo la Stratosfera ? Forse perche’ amiamo le cose vecchie ? o perche’ siamo degli inguaribili nostalgici che vorrebbero tornare indietro ai loro anni giovanili e lo possono fare solo con la musica ? Ovviamente no. Seguiamo la Stratosfera perche’ ci fornisce musica poco conosciuta o addirittura mai sentita. E il fatto che possa essere di 40 anni fa o di ieri non fa testo. E’ che semplicemente abbiamo una inesauribile voglia di imparare.

La musica e’ come il maiale (e’ un mio parere) e non si butta via niente. Quello che non piace a me, e non piace a te, magari piace ad un altro e viceversa. Se e’ giusto fornire una seconda opportunita’ anche al peggior delinquente, non vedo perche’ lo stesso non possa essere fatto con la musica dimenticata. A qualcuno piacera’ e la roba caduta in oblio avra’ la sua possibilita’ di riscatto. E’ per questo che inseguo da una vita il materiale inedito di amici e conoscenti che, altrimenti, morirebbe di ingiusta morte per semplice dimenticanza. E che ogni qual volta recupero qualcosa (bella o brutta che sia) ho voglia di proporlo agli altri. Prima non sapevo come far uscire di casa tutto cio’. Oggi, per fortuna esiste quel grande portone che e’ la Stratosfera.

Questo post degli Zero Artico e’ il paradigma di quanto sopra detto. Una tastierina a scuola mi fa conoscere un collega musicista, che mi fa conoscere il fratello, che mi fa conoscere i brani inediti degli Zero Artico, che mi permette di incontrare i suoi membri, che mi raccontano fatti e aneddoti, che mi consentono di realizzare il post. Sembra quasi la storiella della Fiera dell’Est, in cui si parte dal topolino e passo dopo passo si arriva al Signore che chiude il cerchio.
Ed io, felice come una pasqua, mi ci sono trovato in mezzo … E mi auguro che questo intimo piacere musicale possa essere condiviso. Giudas 


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Post by Giudas, stratospherisation by Captain

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