In un'intervista ad Austrian Music Export, alla clavicembalista Sonja Leipold fu chiesto quali fossero i pionieri contemporanei del clavicembalo. Con una coincisa e sapida risposta la Leipold rispose così: "....the revival of the harpsichord actually began in the 1920s, when Wanda Landowska began working with contemporary composers such as Poulenc, de Falla and others. Elzbieta Chojnacka and Antoinette Vischer were other important European pioneers, in whose circle works by Xenakis, Berio, Haubenstock-Ramati, Brown, Carter, Glass, Sciarrino, Ligeti, Saariaho, Gubaidulina, etc. were written. Goska Isphording from Amsterdam has been a very influential contemporary harpsichordist for about 15 years. In Austria it is Maja Mijatovic...." (Dave Dempsey, An interview with Airborne Extended, German translation of Ruth Ranacher).
Questo passo mi è utile per soffermarmi sull'ultima interprete (francese) del clavicembalo nominata dalla Leipold. L'occasione è un cd per Neos M. dal bellissimo titolo To catch a running poet. Nelle difficoltà che il repertorio contemporaneo per clavicembalo subisce per una strana ed insufficiente iniziativa degli attori che lo governano (compositori interessati a scrivere e musicisti specializzati che richiedono repertorio), si sta sviluppando una sorta di redenzione della musica antica per clavicembalo, quella del periodo di Frescobaldi, Froberger, Buxtehude, Bach, Couperin, Rameau; gli inserimenti del pregresso nella moderna musica di clavicembalo spesso avvengono tenendo conto che le tecniche hanno subito un cambiamento e che è scontato che si possa utilizzare lo strumento anche in maniera estensiva. La realtà è che quando scendiamo nei dettagli, difficilmente rivediamo quei giganti, perché nemmeno una lente d'ingrandimento ben focalizzata sarebbe in grado di restituirceli. C'è uno scontro tra il timbro di uno strumento antico e un lingua arci-moderna. Il pedaggio necessario da pagare per andare avanti.
La Mijatovic è dunque una messaggera dei tempi, come la scansione duplex di un foglio in cui nelle sue due parti si scrive in una lingua differente, rimanendo comunque sullo stesso materiale: la carta usata è la stessa, ma appena giriamo facciata avvertiamo un cambiamento climatico estremo; To catch a running poet è la parte del foglio più avventata, quella che raccoglie 9 progetti recenti (predominanza di quelli composti tra il 2014 e il 2017), messi in piedi da compositori attratti da quello che Hannes Dufek chiama nelle note interne "experimental arrangement of leaps in time", una definizione precisa che coglie l'astrattezza dei riferimenti tardo rinascimentali e barocchi; quelli riprendevano affetti, questi della Mijatovic potrebbero rappresentare alienazioni. Ma non è lo slancio poetico ad essere compromesso: si va nervosi a mo' d'orologio impazzito in Istaratu della compositrice Margareta Ferek-Petric o si cercano repliche dell'esistenza con ostinati e preparazioni condotte in combinazione tra tastiera ed interni del piano in Empty-forms di Rafael Nassif; si va alla caccia di relazioni con i ritorni di un nastro che accoglie suoni del clavicembalo pre-registrati, creando uno spettro microtonale in Dringen di Peter Jakober oppure si lavora ad una parvenza vitale, faticando dietro una texture di sfregamento sulle corde in Dance me to my rebirth di Tamara Friebel.
In definitiva, in To catch a running poet il clavicembalo assume effettivamente nove traguardi solutori differenti, tutte provocazioni delle tecniche e dei parametri musicali che è difficile trovare nei palinsesti ordinari dei concerti. Offrono un'alternativa piuttosto valida alle preparazioni pianistiche e riflettono il valore della Mijatovic, che fa girare meravigliosamente il clavicembalo in tutte le occasioni, sperando al contempo che qualcuno si accorga di una circostanza, ossia il fatto di porre un paletto in territori inesplorati dello strumento.
La Mijatovic è dunque una messaggera dei tempi, come la scansione duplex di un foglio in cui nelle sue due parti si scrive in una lingua differente, rimanendo comunque sullo stesso materiale: la carta usata è la stessa, ma appena giriamo facciata avvertiamo un cambiamento climatico estremo; To catch a running poet è la parte del foglio più avventata, quella che raccoglie 9 progetti recenti (predominanza di quelli composti tra il 2014 e il 2017), messi in piedi da compositori attratti da quello che Hannes Dufek chiama nelle note interne "experimental arrangement of leaps in time", una definizione precisa che coglie l'astrattezza dei riferimenti tardo rinascimentali e barocchi; quelli riprendevano affetti, questi della Mijatovic potrebbero rappresentare alienazioni. Ma non è lo slancio poetico ad essere compromesso: si va nervosi a mo' d'orologio impazzito in Istaratu della compositrice Margareta Ferek-Petric o si cercano repliche dell'esistenza con ostinati e preparazioni condotte in combinazione tra tastiera ed interni del piano in Empty-forms di Rafael Nassif; si va alla caccia di relazioni con i ritorni di un nastro che accoglie suoni del clavicembalo pre-registrati, creando uno spettro microtonale in Dringen di Peter Jakober oppure si lavora ad una parvenza vitale, faticando dietro una texture di sfregamento sulle corde in Dance me to my rebirth di Tamara Friebel.
In definitiva, in To catch a running poet il clavicembalo assume effettivamente nove traguardi solutori differenti, tutte provocazioni delle tecniche e dei parametri musicali che è difficile trovare nei palinsesti ordinari dei concerti. Offrono un'alternativa piuttosto valida alle preparazioni pianistiche e riflettono il valore della Mijatovic, che fa girare meravigliosamente il clavicembalo in tutte le occasioni, sperando al contempo che qualcuno si accorga di una circostanza, ossia il fatto di porre un paletto in territori inesplorati dello strumento.