TRACKLIST CD1:
01 Firebird Suite
02 Siberian Khatru
03 And You And I
04 Close To The Edge
02 Revealing Science Of God
03 The Ancient
04 Intro to Ritual
LINE-UP:
Jon Anderson - vocals, tambourine
Steve Howe - guitars
Chris Squire - bass
Rick Wakeman - keyboards
Alan White - drums
BREVE PREMESSA by GEORGE
Dopo una pausa durata un paio di settimane la Stratosfera riapre i battenti con un post d'eccezione. Ringraziamo l'amico e collaboratore della Stratosfera, Pelino, per avere curato la pubblicazione di questo grande concerto dedicato agli Yes. Suoi sono i testi così come i file e le immagini del concerto romano. I suoni sono stati ritoccati e migliorati rispetto alle altre (pochissime a dire il vero) registrazioni di questo concerto in circolazione. Voglio consolare Pelino per l'incompletezza della registrazione del concerto da lui sottolineata: nessun bootleg esistente contiene i due bis "Roundabout" e "Starship Trooper". Peccato però. Per il primo tour della band inglese, risalente al 1971, vi rimando a queste vecchie pagine della Stratosfera (qui). E ora passiamo la palla al nostro amico Pelino che, lo voglio ricordare con un pizzico di invidia, ci scrive dalla assolata Barcellona, dove vive e lavora da anni. Grazie ancora per questa meraviglia.
RECENSIONE by PELINO
Dopo la serie completa dei concerti italiani risalenti al tour del 1971, già apparsa sul blog tempo fa, viene qui proposto il concerto al Palazzetto dello Sport (alias Palaeur) di Roma del 23 aprile, unica data italiana e ultima della tournée della primavera del 1974 che promuoveva l'uscita sul mercato del mastodontico doppio album "Tales From A Topographic Ocean". Si trattava di un doppio LP con una suite collocata su ogni facciata, titanica impresa mai più ripetuta nell'ambito del progressive rock. La particolarità di queste suite, allo stesso tempo già sviluppata nel precedente capolavoro "Close To The Edge", è la forma originale di comporre un brano di durata superiore ai 15 minuti. Mentre la maggior parte dei gruppi prog si cimentava nell'impresa di comporre una suite cucendo canzoni e brani strumentali di pochi minuti fino a coprire l'intera lunghezza della facciata dell'album (si pensi a "Tarkus" degli E.L.P o a "Supper's Ready" dei Genesis), gli Yes scelsero un approccio totalmente diverso, creando una canzone sola, ma iper dilatata, dove ogni strofa e ritornello veniva espansa fino allo spasimo. Questo garantiva loro una maggiore coerenza ed omogeneità nel generare un pezzo puramente sinfonico, perfettamente integrato. Resta in questo caso la domanda se la quadruplicata ripetizione dello sforzo compositivo non abbia influito sulla creatività e originalità degli artisti e della capacità dell'ascoltatore di resistere alle quattro facciate dell'album. Per questo motivo le opinioni e i gusti si diversificarono, persino tra gli incrollabili estimatori di questo grande gruppo prog. Le divergenze erano evidenti: alcuni gridarono al miracolo, altri storsero il naso di fronte a questo "tsunami" di sinfonismo, per di più condito da filosofie orientaleggianti e oscure inserite nei testi delle canzoni.
Dopo una pausa durata un paio di settimane la Stratosfera riapre i battenti con un post d'eccezione. Ringraziamo l'amico e collaboratore della Stratosfera, Pelino, per avere curato la pubblicazione di questo grande concerto dedicato agli Yes. Suoi sono i testi così come i file e le immagini del concerto romano. I suoni sono stati ritoccati e migliorati rispetto alle altre (pochissime a dire il vero) registrazioni di questo concerto in circolazione. Voglio consolare Pelino per l'incompletezza della registrazione del concerto da lui sottolineata: nessun bootleg esistente contiene i due bis "Roundabout" e "Starship Trooper". Peccato però. Per il primo tour della band inglese, risalente al 1971, vi rimando a queste vecchie pagine della Stratosfera (qui). E ora passiamo la palla al nostro amico Pelino che, lo voglio ricordare con un pizzico di invidia, ci scrive dalla assolata Barcellona, dove vive e lavora da anni. Grazie ancora per questa meraviglia.
RECENSIONE by PELINO
Dopo la serie completa dei concerti italiani risalenti al tour del 1971, già apparsa sul blog tempo fa, viene qui proposto il concerto al Palazzetto dello Sport (alias Palaeur) di Roma del 23 aprile, unica data italiana e ultima della tournée della primavera del 1974 che promuoveva l'uscita sul mercato del mastodontico doppio album "Tales From A Topographic Ocean". Si trattava di un doppio LP con una suite collocata su ogni facciata, titanica impresa mai più ripetuta nell'ambito del progressive rock. La particolarità di queste suite, allo stesso tempo già sviluppata nel precedente capolavoro "Close To The Edge", è la forma originale di comporre un brano di durata superiore ai 15 minuti. Mentre la maggior parte dei gruppi prog si cimentava nell'impresa di comporre una suite cucendo canzoni e brani strumentali di pochi minuti fino a coprire l'intera lunghezza della facciata dell'album (si pensi a "Tarkus" degli E.L.P o a "Supper's Ready" dei Genesis), gli Yes scelsero un approccio totalmente diverso, creando una canzone sola, ma iper dilatata, dove ogni strofa e ritornello veniva espansa fino allo spasimo. Questo garantiva loro una maggiore coerenza ed omogeneità nel generare un pezzo puramente sinfonico, perfettamente integrato. Resta in questo caso la domanda se la quadruplicata ripetizione dello sforzo compositivo non abbia influito sulla creatività e originalità degli artisti e della capacità dell'ascoltatore di resistere alle quattro facciate dell'album. Per questo motivo le opinioni e i gusti si diversificarono, persino tra gli incrollabili estimatori di questo grande gruppo prog. Le divergenze erano evidenti: alcuni gridarono al miracolo, altri storsero il naso di fronte a questo "tsunami" di sinfonismo, per di più condito da filosofie orientaleggianti e oscure inserite nei testi delle canzoni.
Gli Yes, impavidi paladini, si gettarono in un tour mondiale dove presentarono nella prima parte del concerto l'intero album precedente, il loro zenith "Close To The Edge" (dove ancora erano relativamente contenuti, proponendo solo una suite e due mini-suite). Nella seconda parte la band suonò tre (inizialmente tutte e quattro) suite tratte dal nuovo doppio album, giusto per mettere alla prova lo spirito progressive dei fans e mostrare il loro grande professionismo, riproducendo dal vivo questi giganti sonori. Dirò di più: la dimensione live permise agli Yes di improvvisare ed espandere a piacere gli orizzonti sonori, al di là delle tassative limitazioni imposte dal vinile. Ovviamente non potevano mancare due bis quali Roundabout e Starship Trooper (mancanti sul bootleg), sicuri cavalli di battaglia, giusto una ventina di muniti in più per culminare l'ubriacatura del concerto. E fu un successo non da poco, come documentato dalla registrazione del Palaeur.
Purtroppo la modesta qualità sonora e la incompletezza della registrazione non aiutano a farsi una idea esatta della serata. Vi sono però dettagli importanti quali l'esplosione di applausi all'inizio e fine di ogni canzone, in contrasto con il silenzio religioso del pubblico mentre gli Yes suonano, un rapimento mistico (e sensuale?) che cattura ogni singolo spettatore di un palazzetto stipato all'inverosimile (erano anni in cui le misure di sicurezza non prevedevano un limite ragionevole di assistenti). Era la coscienza interiore di partecipare ad un concerto letteralmente storico? O forse l'educazione al rispetto verso artisti inarrivabili?
Gli Yes ripagarono questa venerazione con un concerto coi fiocchi, meritando un encomio speciale per la loro capacità di eseguire alla perfezione brani di grandi difficoltà tecniche e lunghezza, fornendo nel contempo ampio sfoggio della loro capacità d'invenzione e improvvisazione. Per queste ragioni non si ascoltano rivisitazioni calligrafiche dei solchi vinilici.
Quest'ultimo aspetto, che rende godibile l'ascolto di ogni loro singolo concerto dell'epoca, può essere stato determinato sia dalla impossibilità di riprodurre sul palco la complessità di tutti gli impasti sonori che permette una registrazione multitraccia in studio, sia dalla competitività furibonda tra il tastierista Rick Wakeman ed il chitarrista Steve Howe. Tale competizione influirà sulla scelta di Wakeman di abbandonare il gruppo (fino al 1977). Pertanto questo concerto rappresenta l'ultimo atto di questa fase evolutiva degli Yes ed acquista un valore storico ancor più grande. Non manca d'altro canto un segnale delle contestazioni dell'epoca, con il coro di "Fuori, compagni, mettetevi a sedere" (o qualcosa dl genere), che interrompe la introduzione di Anderson a The Ancient e provoca fischi e urla di ritorno.
Quest'ultimo aspetto, che rende godibile l'ascolto di ogni loro singolo concerto dell'epoca, può essere stato determinato sia dalla impossibilità di riprodurre sul palco la complessità di tutti gli impasti sonori che permette una registrazione multitraccia in studio, sia dalla competitività furibonda tra il tastierista Rick Wakeman ed il chitarrista Steve Howe. Tale competizione influirà sulla scelta di Wakeman di abbandonare il gruppo (fino al 1977). Pertanto questo concerto rappresenta l'ultimo atto di questa fase evolutiva degli Yes ed acquista un valore storico ancor più grande. Non manca d'altro canto un segnale delle contestazioni dell'epoca, con il coro di "Fuori, compagni, mettetevi a sedere" (o qualcosa dl genere), che interrompe la introduzione di Anderson a The Ancient e provoca fischi e urla di ritorno.
Un appunto necessario sulla registrazione, già apparsa sul web, ma qui ritoccata ad hoc: è incompleta visto che mancano all'appello i due bis ed alcuni intervalli ed introduzioni tra le canzoni presenti. I 90 minuti registrati corrispondo quindi alla lunghezza del nastro disponibile. Inoltre il registratore era monofonico (annullata la dimensione spaziale e ambientale della musica) e con un limitato spettro che minimizza le alte frequenze. Per fortuna non sono presenti distorsioni da elevato volume sonoro, che in alcuni casi rendono inascoltabile registrazioni amatoriali come questa. Una attenta analisi (e lavoro scrupoloso) mi ha permesso di migliorare la resa sonora, aggiustando alla perfezione il tono e la lunghezza dei brani e rimuovendo, ove possibile, tutti i rumori molesti causati dal movimento del microfono, così come le improvvise variazioni di volume e di fase. Questo è quanto al momento disponibile, sufficiente per un ascolto godibile. Se qualche frequentatore della Stratosfera fosse in possesso di versioni alternative o migliori, materiale grafico e recensioni (introvabili sul web), sarà il benvenuto. Con questo ho concluso.
Vi auguro buon ascolto.
Post by George - Words & Music by Pelino