Poche note sull'improvvisazione italiana: elaborazioni musicali e poetiche sullo splitting stellare

La poesia di Robert Frost ha più volte sottolineato la presenza attiva delle stelle: talora evanescenti, splendenti o congelate, le stelle di alcune poesie dell'autore americano hanno spesso fatto vivere questo corpo celeste da protagonista figurativo degli eventi. Si pensi alla bellissima Star in a stone-boat, oppure al quasi-dialogo di Take something like a star, esempi in cui affiora il fatto che l'universo è sfuggente e l'uomo è solo uno spettatore impotente.
Un'altro componimento è The star-splitter, dai versi che propongono la storia di un contadino che, non traendo sostentamento dalla sua terra, bruciò la sua abitazione per poter ottenere un risarcimento assicurativo utile per comprare un telescopio e passare i suoi giorni a contemplare le stelle nel cielo. Tale contemplazione diventò anche molteplice, perché il contadino immagina di poter dividerle, chiedendosi se la separazione sia evento buono per l'uomo e di pari importanza del taglio del legno degli alberi (la scissione consente il riscaldamento, la costruzione di oggetti e tanto altro). The star-splitter è dunque una riflessione gettata nel racconto poetico, che ha tutta l'aria di cavare principi sani dalla contemplazione visiva delle stelle: qui la divisione sta per indirizzamento, azione necessaria per intraprendere un nuovo corso, elementi che possiamo mutuare nella musica che il trombettista Gabriele Mitelli e il suo illustre partner Rob Mazurek hanno depositato in un cd appena pubblicato da Clean Feed. 
The Star-splitter di Mitelli e Mazurek non utilizza certamente un'apprensione figurata del pensiero o una divisione telescopica, poiché la separazione si svolge con gli arnesi della musica e l'affinità che lega i due musicisti si basa su un ruolo del tutto speciale della tromba o dei suoi derivati. Tanta carne al fuoco (oltre allo strumento di base, cornette, piccole trombe tascabili, percussioni minute e sintetizzate) individuano musicalmente la volontà di creare un patchwork futuristico dove imporre una propria visuale che è quanto non si può carpire dalla poesia di Frost. Lì c'erano poche parole e un campo di immaginazione infinito, qui le note, i suoni e i rumori sono tanti e l'immaginazione si esplicita in un box specifico della memoria aurale: quattro brani dell'abusivismo musicale rubato al cosmo (i nomi di quattro pianeti) che scalpitano in un'area sentimentale molto lontana dal convenzionale trasporto dedicato dalla composizione sul tema (pensate per esempio alla distanza ideologica dal The Planets di Holst). Le trombe entrano nel vortice dell'elettronica, ne combattono gli istinti, cercando di lavorare sotto mentite spoglie come elaborazione di suoni: la prima parte di Venus trae un'ambientazione simile a quella di un'ipotetica stazione spaziale, lasciando la seconda nelle mani di un Miles Davis colto in un momento di palpitazione di Bitches Brew; Mercury costringe Dixon a vivere con il posto riservato sul quel pianeta a Sun Ra o agli elementi dell'Art Ensemble of Chicago, una festa che a tratti diventa assordante e rumorosa; Mars è straordinaria: un'enfasi ritmica che mette assieme le sonicità del movimento di un treno del dopoguerra con le pulsazioni di un pezzo di musica di intelligence dance, al servizio di un canto espansivo, funzionale di gioia, che fa da preludio ad un altrettanto incrocio strumentale di ottoni che ricorda New Orleans e il jazz degli inni del primo novecento; Uranus è invece vorticosa, atonale con elettronica impulsiva, con loops veloci che si mischiano con le improvvisazioni di Mitelli e Mazurek ed un finale in preda al potere della tecnologia. Ho letto sulla stampa che i due sposano dei riferimenti ai migliori Aphex Twin, ma francamente il tipo di soluzioni adottate dai due musicisti potrebbe più far voglia di pensare ad un brano di Holly Herndon che alle soluzioni di Richard David James, perché di armonizzazione classica dei rumori non se ne vede traccia. 
The star-splitting è un gran pezzo di musica, intelligente da cima a fondo, dotato di un clima internazionale che manca a molto jazz italiano: conferma il valore altissimo di Mitelli che nonostante la giovane età è sempre avvezzo a sperimentare nuove soluzioni, sotto molto punti di vista. La lega con il mondo poetico di Frost si cementa proprio nel fattore musicale, perché la prospettiva di Mitelli e Mazurek è quella di far riemergere quanto di buono è stato pensato nel passato, al pari del verso di Frost che scruta l'orizzonte valorizzando quanto fatto dagli uomini e stabilendo tra loro un contatto intertemporale. 
The star-splitting ha un'eccezionale carica frantumatrice, è un estratto dei tempi moderni che sgravano l'uomo dal senso della responsabilità: le scelte difficili vanno prese e sono comunque un antidoto contro la paura di aver espresso un pensiero che non ha nessuna certezza di realizzarsi.


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