La storia spesso cammina silenziosa e si rileva nella giusta misura solo dopo la fine degli avvenimenti o la morte di chi l'ha costituita. La storia di Lessasserma Pokhunakhis è un caso emblematico di quante persone abbiano bisogno di una rivalutazione che la storia non gli attribuisce immediatamente, e il pretesto per questo riconoscimento fu sollevato da quattro compositori russi per una commissione del 2016 effettuata in favore del Nadar Ensemble; aderente al partito comunista greco, la Pokhunakhis fu una dissidente del nazismo, fatto che la costrinse ad emigrare fintanto che non venne imprigionata in Russia, dove fu costretta a lavorare in uno dei distretti siberiani (per una ricostruzione precisa puoi vedere qui); la Pokhunakhis trasfuse tutto il suo malumore nell'arte e nella scrittura, dipingendo astrattismo con l'ausilio di materiali poveri (in ciò anticipando di circa un decennio la corrispondente arte nata in Italia), scrivendo testi e i capitoli di The brown soil, una raccolta di poesie ed aforismi impegnati a fornire scienza sul tema della massiccia industrializzazione dell'Unione Sovietica di Stalin, in cui si permise di fare alcune previsioni azzeccate sull'apoteosi dell'uomo, sul lavoro e del rapporto con le macchine.
L'opera di riscoperta della Pokhunakhis ha perciò un suo idioma: grazie alle preziose e casuali testimonianze rinvenute sulla sua arte è possibile ricomporre una personalità incredibile, un'artista dal pensiero visionario e scomodo, con un approccio artistico che alcuni ritengono anticipatorio rispetto ad alcuni fenomeni specificatamente individuati; l'analisi dei suoi dipinti mette in mostra un collegamento inscindibile con la terra, il materiale con cui ebbe a che fare per molto tempo, ma anche un disegno enigmatico che viene fuori inequivocabilmente e che invoca mito, rituali e saggezza popolare, un mix che è alla base di molta arte attuale. Musicalmente è un posto perfetto per la scrittura contemporanea e, compositori attivi e alla ricerca di stimoli come Alexander Khubeev, Sergey Khismatov, Alexander Nadzharov e Marina Poulekhina, l'hanno discussa e proposta al Nadar Ensemble nell'ambito di un progetto di riorganizzazione che è anche culturale. C'è un trailer che illustra brevemente gli indirizzi delle cinque composizioni eseguite dal Nadar Ensemble e che predispone ad un ascolto adulto della musica, soprattutto fa pensare l'affermazione che la dodecafonia di Schoenberg, temporalmente individuata nella Suite for Piano a cavallo dell'intervallo 1920-1923, si sia concettualmente formata sulla base del catastrofico evento di Tunguska nel 1908, zona posta in prossimità di quella frequentata dalla Pokhunakhis, ossia Yerbogachen, il distretto in cui visse la sfortunata scrittrice; si parla anche di un incontro con Xenakis e di una condivisione teorica di cui però non si possiedono i fondamenti (non c'è certezza dell'incontro, anche se Iannis era impegnato anche lui con la stessa lotta di resistenza), ma c'è un sospetto fortissimo che i due pensassero alla dodecafonia come ad un riflesso in termini musicali della caduta dell'asteroide nel 1908.
Corredati di videoproiezione e strutturato come un'installazione transmediale, con uno spazio dedicato ai dipinti e ai filmati d'archivio, le composizioni del progetto dedicato alla Pokhunakhis (progetto chiamato The art of Brown soil) si immergono nel tessuto avanzato della giovane composizione russa, carichi della concettualità che caratterizzata le loro recenti opere; si coniugano scenografie, poesia, sistemi octofonici, tecnologia, art performance, il testo estetico di Vadim Keylin; è una narrativa che prende in considerazione la prigionia (le due Industrialization as the First Stage di Khubeev), gli insegnamenti sciamanici rivisitati in chiave futuristica (The Literacy Campaign - Science for People di Nadzharov), la conoscenza dei boschi siberiani (The forest of electrical magnolias della Poleukhina) e l'ultima parte dell'esistenza vissuta all'ombra della cecità e dello slancio letterario con la compagna Antonina Ouvachan (N-Musik di Khismatov).
Sebbene i trailers fanno intuire il contenuto musicale (puoi vedere qui e qui), solo Khismatov ci ha dato la possibilità di poter ascoltare per intero la sua composizione (N-Musik) a distanza di tre anni dal progetto, grazie ad un'inserzione soundcloud; in N-Musik, l'Ensemble costruisce una gigantografia sonora, con tante scie sonore aumentate di volume grazie al sistema octofonico di amplificazione. Un disegno sonoro con tanti espedienti, dove estensioni ed effetti elettronici rendono il clima famelico, con incredibili sfasamenti dinamici. L'octofonia fu soprattutto uno dei terreni di sperimentazione di Stockhausen, che coltivò uno sviluppo delle teorie sulla spazializzazione dopo quanto fatto anni prima con Gruppen: il cambiamento di direzionalità dei suoni era un'esperienza che entusiasmava il tedesco e il pezzo di Khismatov si rapporta efficacemente con la configurazione degli otto altoparlanti che, se disposti in un certo modo, riescono nell'impresa di definire un'interpretazione della movimentazione del suono; in più c'è una parte collegata ai pedali che ogni musicista aziona secondo un piano di tagli e di manovre che fanno apparire e svanire i suoni complessi.
Ho avuto una breve conversazione con Khismatov, che ringrazio molto per la disponibilità, a cui ho chiesto se ci fossero legami tra la musica e la narrativa; il compositore ha voluto sottolineare come alcuni passi del testo della Pokhunakhis avessero delle parti non chiare, che si prestavano a significati differenti; c'è una situazione sonora che richiama inevitabilmente la condizione di Pokhunakhis e le immagini delle luci del Nord, ma senza voler imporre nessuna narrativa necessaria e nessuna interpretazione, lasciata alla libertà dell'ascoltatore; l'autore mi ha inoltre prospettato nuove perfomance di The art of brown soil in Norvegia, Belgio e a Kiev.
Ho avuto una breve conversazione con Khismatov, che ringrazio molto per la disponibilità, a cui ho chiesto se ci fossero legami tra la musica e la narrativa; il compositore ha voluto sottolineare come alcuni passi del testo della Pokhunakhis avessero delle parti non chiare, che si prestavano a significati differenti; c'è una situazione sonora che richiama inevitabilmente la condizione di Pokhunakhis e le immagini delle luci del Nord, ma senza voler imporre nessuna narrativa necessaria e nessuna interpretazione, lasciata alla libertà dell'ascoltatore; l'autore mi ha inoltre prospettato nuove perfomance di The art of brown soil in Norvegia, Belgio e a Kiev.
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Note:
1) il dipinto sopra in alto è tratto dal sito sviluppato da Keylin, Blinov e Odintsov al numero 5 dei paintings (http://pokhunakhis.ru/index_angl.html)
2) il fotogramma in basso è tratto dal trailer del progetto The art of brown soil
Note:
1) il dipinto sopra in alto è tratto dal sito sviluppato da Keylin, Blinov e Odintsov al numero 5 dei paintings (http://pokhunakhis.ru/index_angl.html)
2) il fotogramma in basso è tratto dal trailer del progetto The art of brown soil